domenica 30 agosto 2009

Diario di Bordo Transiberiana - puntata Sei


Vladivostok. L’ultima città russa in quella striscia di terra che costeggia la Cina prima che inizi la Corea del Nord. L’ultima importante città ad est di questa nazione. Finalmente siamo arrivati in questa città, che era la tappa d’arrivo di questo viaggio fantastico. Abbiamo attraversato tutta la Russia e la Siberia: 9300 km tra Mosca e Vladivostok (personalmente arrivo quasi a 10000 contando anche il tratto da Kiev a Mosca), tutti in treno, sul quale abbiamo passato circa 155 ore e 7 notti. La mitica transiberiana è finita. Tra poche ore ci attende uno dei voli nazionali più lunghi del mondo (quasi 10 ore per tornare a Mosca) e poi altri due aerei per tornare in Italia, dove ci attendono temperature decisamente superiori a quelle che ci hanno accompagnato in queste settimane.
L’ultimo tratto di viaggio, da Irtkustk a Vladivostk è stato quello più lungo, durato ben 75 ore. Per fortuna avevamo trovato il biglietto in terza classe, che da la possibilità di socializzare e di conoscere molte più persone. E quanta gente che abbiamo visto e incontrato in questo viaggio. Tutti cittadini di questa enorme nazione, anche se i “russi puri” negli ultimi giorni erano sempre più rari, avendo lasciato spazio ai discendenti di quelle popolazioni indigene (come i buriati) che prima gli zar grazie all’aiuto dei cosacchi, e poi i bolscevichi, hanno letteralmente colonizzato e reso minoranza nelle loro terre. Ci sono poi i discendenti dei milioni di cittadini della parte europea dell’URSS che vennero spostati forzatamente, per poter colonizzare e “russificare” queste terre. Per parecchio tempo abbiamo giocato con alcuni bambini: Emzar di 9 anni (papà georgiano e mamma russa) ed Elia undicenne (mamma ucraina e papà russo, probabilmente ebreo). Le storie delle persone che viaggiano con noi sono le più diverse… Non abbiamo trovato quasi nessuno che si spostasse per turismo (tranne alcune famiglie che tornavano dal mare); quasi tutti erano in viaggio per andare a trovare parenti lontani. Con noi addirittura c’era una ragazza partita da Irkutsk per andare a studiare all’università di Vladivostok come doganiera. Più di 4000 km per raggiungere la sede di studio più vicina (visto che l’altra facoltà di questo tipo è a Mosca, ancor più lontana!).
Veramente un altro mondo. Difficile da capire e da interpretare. Con una storia complessa e poco conosciuta da noi. Tutta la Russia asiatica per esempio sarebbe da considerare zona colonizzata dagli zar prima e dai comunisti dopo; si pensi alla storia del Caucaso o di quelle repubbliche centroasiatiche che nel 1991 sono state tra le prime ad ottenere l’indipendenza da Mosca, con il grande disegno di creare una grande repubblica islamica dell’Asia Centrale, come era nell’800 con il Turkestan. Un mondo difficile da capire anche nelle cose più semplici, come la grande incuria che la maggior parte della popolazione ha verso l’ambiente nel quale vive, quasi sempre maltrattato da ogni sorta di rifiuti, anche di grandi dimensioni, abbandonati in boschi e paesaggi che dovrebbero meritare enorme rispetto anche solo per la bellezza e la serenità che sanno trasmettere.
Le impressioni di questo viaggio sono tante, come è naturale che sia. Di certo c’è la soddisfazione di avercela fatta a percorrere la ferrovia più lunga del mondo, solo con le nostre forze, senza né agenzie né altre organizzazioni a far da tramite. Resteranno nei ricordi le ore passate nelle stazioni per tentare di capire gli orari ferroviari (scritti in modo diverso in ogni stazione) divincolandosi tra i fusi orari. Così come resteranno i volti delle tante persone incontrate sui treni. Volti che si portano dietro storie con speranze, gioie, sofferenze, delusioni, sogni. Emozioni che sono uguali nel cuore delle persone di ogni parte del mondo, con qualunque cultura, sistema economico o politico. O forse anche questi sentimenti sono più grandi qui che altrove, nei cuori della gente che vive in questa terra dove la dimensione di tutto (edifici, piazze, strade, monumenti, campi, fiumi…) ricorda la grandezza di questa nazione con un grande e doloroso passato ma con un futuro tutto da scrivere sotto un nome: Russia.

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