domenica 16 agosto 2009

Diario di Bordo Transiberiana - puntata due


Il vero viaggio è iniziato. Gli ultimi giorni hanno alternato giornate intense ad altre dove è stato possibile concedersi un po’ di riposo. Dopo essere partiti da Mosca siamo stati due giorni a Vladimir, una delle località dell’Anello d’Oro, città tranquilla ma con monumenti e parchi che ricordano il tempo in cui fu capitale della Russia prima che questa fosse trasferita a Mosca. Appena arrivati abbiamo dovuto girare due alberghi prima di trovarne uno economico, anche grazie all’aiuto di una gentilissima ragazza addetta alla reception di un albergo per “occidentali”, quindi con prezzi decisamente più alti. Siamo poi partiti alla volta di Nizvny Novgorod, anche questa volta su un affollato treno locale. In questa città, che vanta un bel Cremlino ed un piacevolissimo centro pedonale, siamo rimasti due giorni, dormendo in un ostello per studenti russi (trovato anche questo chiedendo aiuto alla reception di un albergo con prezzi da “businessman”!). E poi la sera del venerdì finalmente siamo saliti sul treno per la prima tratta seria di viaggio. Con una variazione però: anziché prendere la linea tradizionale per Perm, abbiamo deviato per Kazan, che sembra molto più particolare. A Yekaterimburg poi ci ricongiungeremo con la Transiberiana classica. Saliamo sul treno in Platkrast (cioè la terza classe) e prendiamo possedimento delle nostre tre cuccette; a qualunque ora ogni stazione è occasione per un saliscendi di gente. Arriviamo così prestissimo (alle 6 di mattina) a Kazan, capitale della repubblica del Tatarstan. La città è (come le altre viste fino ad ora) particolarmente pulita, vivace e moderna. Il Cremlino (patrimonio dell’Umanità per l’Unesco) è semplicemente fantastico, ed ha la particolarità di avere al proprio interno non solo una cattedrale ortodossa, ma anche una grandissima Moschea. Come in molte altre repubbliche russe infatti, la popolazione era a maggioranza musulmana, sottoposta poi ad una conversione forzata al cristianesimo e ad una “russificazione” durante il regime sovietico, che alla fine non ha fatto altro che alimentare, e non certo sopire, le spinte nazionalistiche che in queste terre lontane da Mosca sono sempre più forti. Eppure visitando queste città l’impressione è che dopo la caduta del Comunismo nel 1991 ci sia una nuova fede che accomuna tutti, pur con differenti modi di praticare. E’ il consumismo sfrenato che qui si vede in ogni angolo di strada: ovunque negozi, centri commerciali, pubblicità. In apparenza la Russia è ormai un paese occidentale da tanti punti di vista, spesso rinnegando per questo anche le proprie origini: ma è un processo omogeneo? Restando negli eleganti viali dei centri storici si direbbe di sì, ma probabilmente questa non è la vera Russia. Per accorgersene basta risalire in treno dopo poche ore. La mattina tra l’altro abbiamo avuto qualche difficoltà per fare il biglietto; i posti sul treno che avevamo in programma erano finiti, e abbiamo dovuto ripiegare su un altro in seconda classe, ognuno di noi in uno scompartimento diverso. Eravamo gli unici tre stranieri in tutto il vagone, pieno di famiglie russe che tornavano dalle vacanze sul Mar Nero. Ho diviso lo scompartimento con un simpatico bambino di 2 anni (Yaroslav) ed i suoi genitori. Ed ho fatto “interessanti” chiacchierate con una maestra di un orfanotrofio siberiano che era nello scompartimento di Alberto. Così la giornata è passata tra dormite, chiacchierate e soprattutto tanto tempo passato al finestrino a guardare un paesaggio fantastico che cambiava rispetto a quello che avevamo visto nei primi chilometri dopo Mosca.

Molte betulle sono spezzate dal gelo che in inverno tocca anche i meno 40 gradi; si iniziano a vedere molti abeti ed il paesaggio è reso dolce da alcune colline piene di boschi. Pochissimi i campi coltivati. Spesso si vedono villaggi o piccole città, e qui la vista è decisamente diversa rispetto alla Russia “occidentale”. I paesi sembra che si siano fermati al 1991, anno della fine dell’Unione Sovietica. Le strade asfaltate sono pochissime, non c’è illuminazione pubblica, si intravede una povertà diffusa e non esistono tutte quelle cattedrali del consumismo che sono arrivate in maniera prepotente nelle città e nei grossi paesi di altre zone del paese. Gli unici negozi sono quelli nei vecchi edifici con le tipiche scritte “magazin” o “produkty”. Come se buona parte del paese fosse rimasta esclusa da tutto. Dimenticata da un’ondata di benessere e di “occidentalizzazione” che sta arrivando in Russia, dopo i disastrosi anni ’90 dell’era Eltsin (quando l’allora presidente, primo dell’era post-comunista, svendette per pochi rubli moltissimi beni e aziende pubbliche, arricchendo la classe più spregiudicata e affarista del paese). Dimenticata dai governi di Mosca e da quelli delle varie repubbliche, che tengono i centri delle città come dei salotti ma non spendono quasi nulla per le infrastrutture, per i servizi e per i cittadini nel resto del paese. Dimenticata forse anche da Dio e dal mondo. In queste zone (come in buona parte dell’Ucraina e di altri paesi ex sovietici, come la Bielorussia), i vantaggi del nuovo sistema economico sono arrivati veramente per pochi. Ma per molti invece sono arrivati i lati negativi. La forbice tra i ricchi ed i poveri è spaventosamente aumentata, spazzando via una classe media che è praticamente quasi inesistente. E in questi paesini, che si intravedono dal treno, vivono quasi esclusivamente persone che sono completamente esclusa da questo grande banchetto-abbuffata a cui sta partecipando una parte del popolo russo.

Mentre concludo questa seconda parte di resoconto, sono in un internet-caffè di Yakaterinburg, città ordinata e pulita, famosa perché qui sono stati uccisi gli ultimi Romanov nel 1917. E’ la prima città importante sugli Urali dopo il confine naturale che divide il continente europeo da quello asiatico. Stanotte quindi abbiamo sconfinato in Asia! E stasera prenderemo il treno che ci porterà a Novisibirsk, capitale della Siberia. La temperatura è fantastica (tra i 15 ed i 20 gradi) e tutto procede per il meglio. Anche l’acquisto dei biglietti del treno non sta dando problemi, anche se la confusione inizia ad essere tanta, visto che tutti gli orari (compresi gli orologi nelle stazioni!) sono secondo l’ora di Mosca. E’ quasi un’impresa leggere i tabelloni degli orari dei treni (diversi in ogni stazione…) facendo i calcoli dei vari fusi orari. Ora siamo a più 2 ore rispetto a Mosca (quindi più 4 rispetto all’Italia), domani saremo a più 3 e tra 2 giorni a più 4! Ed allora saremo alla meta che meriterà qualche giorno di pausa: il lago Baikal.

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