sabato 26 aprile 2008

Tra faggi e dolci pascoli a Cima Rest


Due giorni passati con la IIIB della scuola media di Prevalle a Cima Rest (Magasa, Valvestino, Brescia). Uno dei miei posti preferiti... Dove la natura offre scenari e paesaggi di grande suggestione, e dove si tocca con mano la difficoltà che l'uomo ha sempre incontrato vivendo in montagna. Ma anche la grande sintonia ed il delicato equilibrio che si è creato tra uomo e natura. Equilibrio che in molti posti oggi è stato completamente stravolto, ma che qui, pur tra mille difficoltà, ancora in buona parte resiste. Così tra maestosi faggi secolari, svettanti abeti rossi, dolci altipiani tra montagne dure e selvagge, la speranza è che questi simpatici ragazzi abbiano colto non soltanto la bellezza di questi luoghi, ma anche con quanto rispetto e attenzione l'uomo debba accostarsi e rapportarsi con la natura, che non è uno strumento a nostra disposizione per raggiungere obiettivi che troppo spesso sono solo materiali, ma è il meraviglioso tempio che Dio ci ha donato per vivere questa fantastica avventura che si chiama vita!

Nella pagina delle fotografie trovate anche una galleria con quasi 50 immagini relative soprattutto a paesaggi e fiori. Tra poco pubblicherò anche un video realizzato con la nuova videocamera... tempo di realizzare il montaggio e di metterlo su youtube!

martedì 15 aprile 2008

Che batosta!!!


Che batosta! Delusione e amarezza si mescolano da quando i primi risultati di queste elezioni hanno fatto capire in che direzione si stava andando… Pur con qualche riserva, ma finalmente sembrava arrivata una ventata di novità nella scena politica italiana… Un po’ di rinnovamento, di correttezza e un progetto politico che sembrava serio basato sul disegno di dove vogliamo far andare questo nostro paese. Il nuovo PD, che anche a livello locale sta esprimendo gente e idee nuove, sembrava piacere e sembrava dare speranza e novità nella politica italiana, che troppe volte ultimamente aveva non solo deluso ma aveva anche disgustato. A parte qualche falsa informazione da parte di qualche “servizio segreto deviato”, non ci si era certo illusi di una vittoria, però una sconfitta così imponente amareggia… Soprattutto perché sentendo la gente (soprattutto i più giovani) la scelta di chi votare è spesso fatta sulla base di slogan e di “contro”; poche volte per un progetto. E’ un po’ la politica dei “no” anziché dei “sì”. No alla sinistra. No alle tasse. No agli extracomunitari. Vince ancora una volta la politica di chi urla di più, di chi da contro all’altro e di chi promette cose che tante altre volte ha promesso (e non ha mantenuto) e che si capisce bene che in buona parte non sono realizzabili. Forse la politica italiana è semplicemente lo specchio della società italiana: vecchia, stanca, incazzata, che urla ma non si ferma a progettare il proprio futuro con serietà e fiducia. E comunque è la democrazia: anche se con amarezza, ciò che la gente vuole va accettato. Senza voler vincere a qualunque costo; pena il passaggio da democrazia a oligarchia. Rischio spesso presente anche a livello locale. In queste ore c’è quasi la tentazione di mandare l’impegno politico a quel paese, di ripiegarsi nel “privato”, abbandonando un impegno nella società che è la modalità quasi naturale di vivere la propria dimensione di cittadinanza, che è fatta sì di diritti, ma anche e necessariamente di doveri nei confronti della comunità (a più livelli) della quale si fa parte. Per fortuna lo stile che si cerca di avere è un altro: quello della “speranza costruttiva”, fiduciosi che il contributo che possiamo dare in questo pellegrinaggio terreno, possa servire per rendere questo modo un po’ più “a misura d’uomo”. Ed il mondo ha bisogno di chi ci mette la faccia e si prende a cuore un pezzo di questa umanità… E per fortuna che di gente così ce n’è in giro, anche se sempre di meno! C’è la necessità che la nostra Italia si dia un colpo di reni, di riprendere la strada che sembra aver smarrito e che non vuole tornare a percorrere. Faccio riferimento non tanto al risultato delle elezioni, ma ad una società che sembra stanca, con poca fiducia in se stessa e nel proprio passato. Che si lamenta sempre ma non prende in mano il proprio futuro e non si rimbocca le maniche. Che critica ma non prende responsabilità. Amarezza, delusione. Per fortuna tra qualche ora un sano ottimismo di base le avrà spazzate via. Ma forse non completamente….

sabato 5 aprile 2008

La felicità non è felicità se non è condivisa...


Venerdì sera: come si fa ogni tanto, in programma c'è la maratona di film al mitico CTM di Rezzato, che tanto ricorda la sala e i tempi di "Nuovo cinema paradiso"... Quattro ore e mezza di fronte al grande schermo. E soprattutto uno di quei film per i quali vale la pena sopportare l'inevitabile mal di schiena dovuto a così tanto tempo passato sulle vecchie e scomode (ma economiche!) poltrone del citato cinema. "Into the Wild" è uno di quei film che vale decisamente la pena di vedere. Per i meravigliosi paesaggi. Per l'attenta fotografia. Per l'ottima recitazione (e pensare che solo ieri ho finalmente visto il pessimo Scamarcio: non poteva avere un nome più appropriato!). Per le musiche toccanti e graffianti. Ma soprattutto per ciò che lascia. Questa storia di un giovane fuggito da tutto ciò che la società borghese, cinica e consumista rappresentava, per cercare la felicità nella natura e nell'avventura. Perchè, come dice ad un certo punto, "Dio ha messo la felicità in ogni angolo del mondo". E sembra quasi una negazione della socialità e dei rapporti umani, visto che la parola più ricorrente nelle citazioni e negli scritti del nostro eroe è "solo". Ma proprio quando tutto gli si ritorce contro, quando la natura solitaria tanto amata e tanto cercata si dimostra anche crudele e senza pietà, la sua vita si conclude con una frase che tinge di una nuova prospettiva tutta la sua esperienza passata: "la felicità non è felicità se non è condivisa". E' questa consapevolezza che gli dona l'ultima ventata di libertà, ma soprattutto di verità. Quella verità che spesso viene considerata come valore assoluto anche più importante di molti altri valori per i quali invece, spesso la nostra società è disposta a coprire e mettere in secondo piano il bisogno di verità...